Cambiamenti. E' una semplice parola. A volte la si pronuncia senza che la circostanza per la quale la si utilizza rispecchi a pieno il suo significato. A volte cambiamenti posso essere negativi, quando si perde una persona cara e si devono affrontare le conseguenze della sua mancanza. Altre volte ci si trova di fronte a cambiamenti decisamente positivi, quando una nuova vita entra a far parte della propria, cambiandola profondamente e modificando pian piano le proprie abitudini, i propri pensieri, le proprie priorità. Entrambi i cambiamenti stravolgono la vita di chi li vive e nulla sarà più come prima. Ho vissuto sulla mia pelle il significato di questa parola e mi sento veramente molto fortunata di aver potuto modificare la mia vita in base alle esigenza della mia piccola Giulia. Mi sento fortunata per aver ricevuto un cambiamento positivo nella mia vita e non smetterò mai di apprezzare il dono che mi è stato fatto: mia figlia Giulia, la sua salute, il suo calore, il suo sorriso, i suoi occhi profondi, la sua pelle liscia e profumata, la sua vocina squillante.
Naturalmente la mia vita è cambiata e non è più la stessa di un tempo. Ho dovuto adattare la mia vita a quella della mia Giulia: la mia abitudine di dormire fino a tardi è sparita, il mio sonno profondo è diventato un dormiveglia, il mio tempo libero è diventato tempo prezioso trascorso con la mia piccola, il mio tempo fuori con gli amici si è trasformato in passeggiate con la carrozzina, le mie serate in discoteca sono diventate serate sul divano a guardare la televisione, sempre che Giulia stia dormendo. Fino all'anno prima non avrei mai saputo rinunciare a tutti quegli aspetti della mia vita; ed ecco il cambiamento più grande: nulla di ciò che ho smesso di fare con la nascita della mia bambina è stato una rinuncia, non sentivo più il bisogno di vivere gli aspetti che caratterizzavano la mia vita di adolescente fino a qualche mese prima. Sentivo solo il grande bisogno di dedicarmi alla mia Giulia, di donarle il mio tempo e la mia vita.
Non so, forse è questa la maturità di cui tutti parlano, la maturità che si acquisisce solo con l'età adulta. E' possibile essere una teenager matura? Secondo me si, in fondo è possibile essere un adulto immaturo! Anzi, oggi ne esistono sempre si più, si tende a vivere anche durante la fase adulta tutte le esperienze che caratterizzano l'adolescenza. Sono sempre di più gli uomini o le donne di 30 anni che ancora sono fermi alla fase adolescenziale della vita, vivono grazie all'appoggio dei genitori e non si creano una vita a sé stante. Non sono di certo io a giudicare, ognuno compie le proprie scelte e vive le conseguenze di esse, io vivo la mia scelta giorno dopo giorno senza nessun rimpianto, ma con una grande felicità nel cuore. Ecco perché penso che siano le esperienze della vita a far maturare una persona e non la propria età. Ogni persona che ha un figlio, qualunque età abbia, deve rivedere la sua vita e adattarla ai bisogni del proprio bambino: anche io ho fatto lo stesso.
Giulia è stata fin da subito una bambina veramente brava e dolce, le coliche sono durate solo poche settimane e comunque riusciva quasi sempre a dormire tranquillamente durante la notte. Io avevo deciso che sarei rimasta a casa fino la fine di febbraio e sarei tornata a scuola quando la mia bambina aveva un mese. Era ancora piccolina, ma non avevo scelta se volevo poter finire la quarta superiore. Pensavo che l'unico problema era conciliare la mia vita da mamma a quella da studente, invece è entrata un'altra incognita nella mia vita, quella che avevo quasi sempre dato per scontata: la salute.
Era un giorno come un'altro, Giulia aveva poco più di due settimane e avevo passato il pomeriggio a mangiare qualche frittella in compagnia di alcuni parenti. Inoltre era il 14 febbraio, il giorno di S. Valentino, non che avessi in mente nulla di straordinario. Ero uscita insieme a mio papà per vedere la casa che aveva intenzione di acquistare per me e Matteo; la conoscevo già, era la casa dello zio di mia mamma morto il luglio precedente. Era rimasta vuota per parecchi anni dato che lui viveva a Monaco, in Germania; però è nel centro del mio paese, a poche centinaia di metri dalla casa dei miei genitori. Inoltre non era uno di quegli appartamenti nuovi ma di dimensioni ridotte: si tratta di un bell'appartamento degli anni '60 con due camere davvero molto grandi, una sala immensa, una cucina spaziosa e un classico bagno. Subito mi è piaciuto, anche perché il suo perimetro è circondato da una bellissima terrazza e da un bel giardino. L'unico problema era che si doveva ristrutturare, tutti gli impianti erano da cambiare e ci sarebbe voluto del tempo. Quando tornammo a casa mi sentivo piuttosto infreddolita e mi sembrava di sentire una fitta alla schiena. Nulla di doloroso, ma era fastidiosa; davo la colpa al fatto di essere rimasta in piedi al freddo, magari non ero più abituata. Più il tempo passava e più la fitta diventava dolorosa; sembrava che oltre al dolore alla schiena avessi male anche vicino allo stomaco. Magari sembrava banale, ma il parto mi sembrava davvero meno doloroso. All'ora di cena non riuscivo più a sopportare il male, non pensavo ad altro, era un dolore continuo che non mi dava alcuna tregua. Così mio papà e Matteo mi hanno accompagnata al pronto soccorso; ho dovuto aspettare ancora più di un'ora prima che un medico mi visitasse. Alla fine mi dissero che poteva trattarsi di una colica alla cistifellea, ma che dovevo fare un'ecografia per attestarlo. Tornai a casa con il mio dolore perché la pastiglia che mi avevano dato non fece effetto; inizia comunque a stare meglio dopo 3 o 4 ore e mi addormentai. Ironia della sorte, mia figlia di due settimane dormiva beata la notte mentre io sveglia mi torcevo dal dolore!
Qualche giorno dopo l'ecografia mi confermò i calcoli alla cistifellea, mi consigliarono di fare una dieta povera di grassi in modo da scatenare meno coliche possibili, però dovevo essere operata. Il problema era che non mi era possibile fare altri giorni d'assenza a scuola, altrimenti avrei dovuto ripetere l'anno, così decisi di rimandare l'intervento a metà giugno.
E' il meno dei mali i calcoli alla cistifellea, ma non pensavo si potesse sentire tanto dolore! La mia gioia di madre era così spesso e volentieri interrotta dai dolori provocati dalle coliche, le quali mi venivano sempre di sera o di notte mentre la mia Giulia dormiva. A volte ero costretta ad andare ancora al pronto soccorso, però le altre volte mi facevano delle flebo di antidolorifico e per fortuna il dolore passava.
Nel frattempo vivevo la mia quotidianità tra i compiti, la scuola, lo studio, la mia Giulia. Il primo bagnetto una settimana dopo la sua nascita, quando il moncone ombelicale si staccò fu veramente emozionante, c'era anche mia zia Lucia che aiutava me e mia mamma; Giulia sembrava contenta di bagnarsi e già si muoveva nell'acqua facendo qualche schizzo. Dopo il bagnetto era veramente emozionante accarezzarle tutto il corpo con l'olio di mandorla, in modo da nutrire la sua pelle morbidissima. Il cambio del pannolino all'inizio mi agitava, ma ben presto ci presi la mano, anche perché durante i primi mesi Giulia era da cambiare circa 8 volte al giorno. Riuscivo a conciliare tranquillamente i miei impegni scolastici dato che la piccola passava la maggior parte della giornata dormendo.
Purtroppo dopo che mi furono diagnosticati i calcoli dovevo prendere regolarmente delle medicine e quando avevo le coliche facevo uso di antidolorifici, così dovetti smettere di allattare. Beh sarebbe successo comunque perché il mio latte era veramente poco; dopo qualche giorno senza uso di altre medicine infatti sparì da solo.
La mia nuova vita che era appena diventata tale, in seguito alla nascita della mia piccola Giulia, già si trovava di fronte ad altri cambiamenti. Mi domandavo cosa sarebbe ancora accaduto in così poco tempo alla mia vita. Il cambiamento dato dalla mia Giulia era gradito, un po' meno il fatto che non potessi più allattarla, ancora meno i dolori provocati dalle coliche. Malgrado poco graditi non c'era niente da fare, dovevo accettarli, e devo dire che quando ci si trova di fronte a cambiamenti negativi della propria vita niente è più importante della presenza del proprio figlio, che con uno scambio di semplici sguardi fa dimenticare tutto il mondo che ci sta attorno.
Primo bagnetto di Giulia, quante mani! |