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domenica 13 febbraio 2011

E invece qualcuno cercò di fermarmi!

Si proprio così! Hanno cercato di fermarmi, di impedirmi di dare alla luce la mia bambina.
Una volta scoperto di essere incinta ho parlato con Matteo, il mio ragazzo. Lui, spaventato quanto me, era d'accordo con me di continuare la gravidanza e rispettava la mia scelta. Lui è cresciuto in uno strano contesto, strano perché per me nulla di tutto ciò è normale.
Io sono cresciuta tra l'amore di mia mamma e di mio papà, tra l'impegno di mio padre che lavorava di più per non farmi mancar niente, mia mamma che ha rinunciato al lavoro per stare con me e mia nonna, sono stata coccolata e penso sia per questo che tutt'ora sono una coccolona e coccolerei la mia Giulia tutto il giorno.Tutto ciò che si faceva si può dire che lo si faceva per me, dato che sono figlia unica. 
Invece per Matteo non è stato così. I suoi genitori si sono separati quando lui aveva 6 anni e da allora in sua madre è rimasto un tono di tristezza e di depressione che sfogava uscendo più spesso. Matteo fu abbandonato dal padre e la madre anche se c'era era più assente, così di lui si sono presi cura la zia, gemella di sua madre, e la nonna. Ha avuto la fortuna di avere un cugino di qualche anno più piccolo, infatti sono legati come fratelli. Nella sua famiglia tutto è un affare di tutti, loro pensano prima a sé stessi invece che hai figli. Io non sono abituata così, forse è per questo che reputo ciò una cosa dell'altro mondo. Si capisce benissimo che con loro non ho buon rapporti, la fiducia l'avevo data, ma l'avevo mal riposta. Un perdono c'è stato, ma due perdoni non sono in grado di darli (questa è un altra storia, che a suo tempo racconterò). 
Quando la madre di Matteo era venuta a conoscenza della situazione, subito, in modo gentile, ha cercato di spiegarmi che la soluzione ottimale era abortire. Così io con gentilezza ho detto che l'aborto sarà l'unica cosa al mondo che sono certa non farò mai. Il discorso continuò ancora per un po' ma poi finì lì, o almeno era ciò che pensavo. Invece un giorno dopo il mio ragazzo mi chiamò dicendomi la cosa più brutta che una donna incinta si possa sentir dire:
"Se mi ami ti prego abortisci."
Io non riuscivo a capire come una persona in così poco tempo potesse cambiare completamente la sua opinione. C'era qualcosa di strano! Sua madre l'ha tormentato talmente tanto, l'ha esasperato a tal punto da dire una cosa simile. 

Ci fu un'altra brillante chiaccherata tra me e Lei. Invece di ripropormi gentilmente l'aborto Lei iniziò a dirmi "tu devi abortire", si esatto mi ordinava, voleva costringermi, mi ricattava dicendomi che non avrei più rivisto il figlio. Per lei io non potevo avere una bimba perché non ero in grado di mantenerla e così i miei genitori ci sarebbero andati di mezzo. Ma sapete da che pulpito veniva la predica? Lei, che tanto bene parlava, male razzolava! Si, perché lei dopo il divorzio le maniche non se l'è rimboccate anche se l'ex marito non le passava niente, a ben pensato di farsi mantenere lei e suo figlio dai suoi di genitori. E poi viene a far la morale a me! Che Santa Donna! Arrivò perfino a dirmi cosa avrei fatto se il bambino non fosse normo-dotato, se in quel caso avrei abortito! Puff...è meglio che smetto se no non mi fermo più, questa cosa ancora adesso mi fa prendere una rabbia, diciamo che il succo del discorso è questo.
Io e Matteo siamo partiti in vacanza con i miei genitori, e al ritorno dopo una settimana lui è andato in vacanza con i suoi nonni per un mese, come tutti gli anni. Io avrei preferito che non ci andasse perché sapevo che loro, ma specialmente la nonna lo avrebbero esasperato. E così accadde! A tavola il discorso era quello: "Devi dire alla Milena che deve abortire" e vai col "devi"! Oppure: "Se tiene il bambino tu devi lasciarla!"
Ma tanto io faccio quello che voglio, non certo quello che mi dite voi! ahahah!
Insomma fino al giorno del mio compleanno Loro hanno stressato, torturato, esasperato, finché però il tempo in cui l'aborto era possibile finì, grazie a Dio. Ce ne sarebbero altre di cose da dire, di cosa Loro hanno fatto, perché non sono certo solo queste, ma preferisco limitarmi alle più clamorose per due motivi: 1) queste sono sufficienti per far capire che duro momento ho passato 2) dato che sono troppo buona non voglio metterle qui in cattiva luce.
Malgrado tutto ciò, io non ho mai ceduto, non mi sono mai lasciata condizionare dagli altri, sono stata ferma nelle mie decisioni, e poi nella mia vita sono io che decido e non gli altri! Anche Matteo mi è sempre stato accanto e a ha sopportato la sua famiglia. Io ho pensato sempre al mio bimbo che portavo dentro e questo è stato abbastanza per aiutarmi ad andare avanti.

venerdì 11 febbraio 2011

Io? Una mamma?

Non era la prima volta che ero in ritardo. Si proprio quel Ritardo, il ritardo che non ti fa pensare ad altro per tutto il giorno, che ti si intreccia attorno allo stomaco senza lasciarlo neanche per un attimo, diventa l'ultima cosa che pensi prima di addormentarti. Il ritardo ti fa immaginare il tuo futuro in due modi diversi: continuerò ad andare a scuola e quando la finirò troverò un lavoro, continuerò con le mie esperienze, tutte quelle dei miei coetanei, tutte quelle che ho sempre sognato. Oppure: dovrò lasciare la scuola e diventare mamma. "Io? Una mamma? No non è possibile, non può essere. Non può succedere a me." E' proprio questo quello che pensavo, continuavo ad immaginare cosa avrei fatto a distanza di un anno, se tutto avrebbe continuato come prima o se la mia vita sarebbe seriamente cambiata. Avevo voglia di sapere, ma avevo anche paura di sapere. 
Non feci nessun test, la paura era troppa. 
Il 7 giugno 2009, accompagnata da mia mamma, andai a fare la mia prima visita dalla ginecologa.
La verità arrivò secca e aspra come una sberla che non ammetteva repliche: 
"sei proprio incinta". 
Già. Avevo 17 anni ed ero incinta di 7 settimane. Nella mia pancia vagava un fagiolino di 0.89 cm. 
Mi sono sorpresa di ciò che subito mi è stato detto: 
"il termine della gravidanza è previsto per il 24 gennaio, ma non preoccuparti, c'è anche la soluzione dell'aborto."
Avevo appena scoperto di aspettare un figlio e già mi avevano prospettato l'idea di "ucciderlo". 
"Assolutamente no! Io non abortirò mai!"
"Tranquilla hai tempo fino al 10 luglio per decidere."
Il 10 luglio è il mio compleanno, fino al mio 18° compleanno potevo uccidere mio figlio. Che follia.
Per lo meno non ho dovuto dirlo io a mia mamma, infatti lei era lì con me. Non so se sarei riuscita a parlarle di ciò, se avrei trovato le parole. 
Dopo aver scoperto la verità siamo andate a far colazione. Mangiando un cornetto l'ansia e la paura mi hanno sopraffatto, rigandomi le guance di lacrime.


Fin da piccola, vedendo i pancioni delle donne incinte mi domandavo cosa si provava portando in grembo la vita, cosa si sentiva quando il bimbo scalciava. Io non sentivo niente, assolutamente niente, non notavo alcuna differenza. L'unica cosa è che avevo sempre fame. Ma dentro di me mi sembrava tutto come prima, invece c'era un altro cuore che già batteva.
Quando tornai a casa iniziai ad informarmi sulle prime cose: ho cercato la parola embrione e feto su google.
Così venni a conoscenza che che il mio bimbo aveva già tutti gli organi pronti per svilupparsi, aveva le ditina, la lingua, le palpebre. 
Non ero felicissima della situazione, mi dispiaceva aver deluso le aspettative dei miei genitori, mi dispiaceva diventare un peso. 
Si, avrei potuto benissimo rimediare, mia mamma e mio papà subito mi hanno detto che la scelta spettava a me. 
Certo, sarebbe stato facile far tornare indentro l'orologio, non essere più incinta; ma a che prezzo! Avrei dovuto uccidere il mio bimbo, frantumargli le ossicina già deboli, rompergli le ditina sottili non avendo più la possibilità di tenerlo per mano, distruggergli la linguetta senza aver più la possibilità di sentirlo parlare, fermargli il suo cuoricino che batteva ritmicamente pieno di voglia di vivere. Il mio bimbo si sarebbe preso le colpe dello sbaglio che io ho fatto e per questo sarebbe morto.
No! Io non lo considero uno sbaglio, ma un regalo e un dono che mi è stato fatto, perché niente al mondo può rendere più felice una persona.
L'unico punto fermo di quel momento era che io volevo vedere e conoscere il mio bimbo, assolutamente. E nessuno mi avrebbe fermato!

mercoledì 2 febbraio 2011

Ogni storia ha il suo inizio...

Proprio così!
La mia storia è iniziata 14 anni fa, quando avevo 5 anni. Io con i miei  genitori siamo partiti per le vacanze estive, dovevamo passare due settimane in Abruzzo, ma dato che era la prima volta che mio papà si recava in quella zona, non siamo riusciti a trovare l'albergo dove avevamo deciso di alloggiare. Così mio papà ha chiesto informazioni ad un passante, il quale ci ha dato le indicazioni di come arrivare all'hotel, ma ci ha anche riferito che quell'albergo non era molto indicato per i bambini, in quanto era una meta preferenziale di anziani; inoltre ci ha consigliato di tentare di alloggiare in un'altro albergo, poco vicino, perché ospitava un sacco di bambini della mia età ed era molto più adatto per i bambini perché al suo interno c'era l'animazione. Così all'ultimo minuto i miei genitori hanno cambiato piano e ci siamo recati all'hotel club la villa. 
Penso proprio che questa decisione abbia cambiato la mia vita e ripensando a quei momenti mi rendo conto che una piccola e banale scelta può cambiare veramente la vita! Io e la mia famiglia ci siamo trovati talmente bene in quell'hotel (che peraltro lo consiglio a tutti), che abbiamo deciso di continuare a passare le nostre vacanze lì anche negli anni successivi, infatti abbiamo continuato a tornare lì per i 12 anni successivi!
Si può dire che lì ci sono un po' cresciuta, ho conosciuto un sacco di persone e tutti gli anni che ritornavo mi emozionavo rincontrandone alcune, mi sentivo come in una seconda casa. Sono una persona molto abitudinaria e mi piaceva un sacco ritrovare gli stessi luoghi caratteristici, gli stessi svaghi, gli stessi negozi con gli stessi edicolanti.
Ed ecco che anche nel 2008 mia mamma chiama il sig. Enzo per prenotare le vacanze lì. Siamo partiti il 14 giugno, per ritornare il 21 giugno. Prima di partire io frequentavo un ragazzo, non ero innamorata, però mi piaceva, anche io piacevo a lui, ma non era un ragazzo serio, infatti si vedeva ancora con la sua ex, così gli avevo chiesto di scegliere e aveva detto che con l'altra era tutto finito. Noi ci vedevamo poco, una o due volte al mese, con lui stavo bene anche se speravo che da lui uscissero intenzioni serie.Purtroppo le mie erano solo illusioni, lui non era innamorato di me, ma delle ragazze in generale, così decisi di lasciar perdere questa storia ed ero molto felice di partire per le vacanze, così non l'avresi incontrato per un po'.
Volevo passare le vacanze solo divertendomi, e così feci! Quell'anno ho conosciuto due ragazze, due gemelle completamente diverse, così passavo gran parte del tempo con loro. Stanamente c'erano pochi ragazzi della mia età io ne avevo individuati due, senza prestargli molto interesse. Con le due gemelle partecipavo alle varie gare e tornando da una di queste, sll'entrata dell'albergo mentre giocava a ping pong, Lo vidi per la prima volta. Era biondo con gli occhi azzurri, molto magro, ma abbastanza alto. Non ci prestai attenzione, i ragazzi volevo lasciarli fuori dalla mia vacanza! 
In quel momento non lo sapevo ancora, ma quella è stata la prima volta che vidi il papà della mia Giulia.
Di pomeriggio dovevo fare il torneo di ping pong, così mi recai all'entrata, stavo aspettando che l'animatore scegliesse un compagno, quando mi disse che avrei giocato contro Matteo. Vidi arrivare quel ragazzo biondo che avevo visto di mattina e pensai: No! Non posso giocare contro un ragazzo, già non sono brava di mio, ci manca solo che gioco con uno bravo, così chissà che figura faccio...
Così mi rifiutai di giocare e me ne andai.. La stessa cosa si ripeté con i tornei successivi, non so per quale motivo capitavo sempre contro lo stesso ragazzo, quel Matteo! In più tutte le volte mi innervosivo perché lo vedevo fissarmi divertito e mettersi a ridere con i suoi amici. Solo più tardi avrei capito che era lui a voler giocare contro di me e che la sua era una tattica per conoscermi.


Una sera ero in un luogo appartato con una gemella, quando ad un certo punto vedo arrivare il ragazzino che stava sempre in compagnia di Matteo; quando mi vede si mette ad urlare: "eccola, l'ho trovata". Non immaginate che faccia ho fatto, io pensavo: ma questo si può sapere cosa vuole da me?! Poco dopo vedo arrivare Matteo e guardandomi mi dice che vuole parlarmi. Mi aveva detto che gli interessavo molto e mi aveva spiegato che mi osservava perché voleva conoscermi.. Ed è così che abbiamo passato tutta la serata insieme, mano nella mano e mi sentivo felicissima con lui, quasi un'altra persona!
abbiamo passato il resto della vacanza insieme, ma poi siamo dovuti ripartire. Lui abitava a Milano, io a Bergamo, quindi c'era un po' di distanza tra noi, ma non abbastanza da farci separare.Lui ha passato il resto dell'estate in vacanza in Puglia, ma noi ci sentivamo tutti i giorni, non vedendo l'ora di rivederci.
Poi finalmente l'estate era finita e lui venne a Bergamo a trovarmi ed era rimasto per tre giorni. insieme siamo stati benissimo e andavamo molto d'accordo. Da quel giorno lui veniva a dormire a casa mia un fine settimana si e uno no e noi per tutta settimana non parlavamo altro che del sabato che ci avrebbe permesso di incontrarci.

La nostra bambina non è stata programmata, anzi, è stata una sorpresa. Però questa sorpresa non la cambierei per niente al mondo e se tornassi indietro non cambierei una virgola di quello che è stato, perché quello che è stato ha permesso che la mia bimba venisse al mondo!

Ecco che mi presento!

Ciao a tutti! 
Sono una ragazza di 19 anni, vivo in un paesino tranquillo, quei paesi dove tutti si conoscono e dove si usa ancora salutarsi con gentilezza quando ci si incontra. Sono fidanzata da quasi tre anni con un ragazzo, Matteo, che amo tantissimo (ma questa è  un'altra storia). Frequento la 5° superiore del liceo socio-psico pedagogico e, come tutti i miei coetanei, sono un po' preoccupata e agitata perché a giugno dovrò affrontare gli esami di maturità, solo ottenendo il diploma tutti potranno reputarmi matura, quindi sto cercando di impegnarmi a fondo per dimostrare a tutti che sono matura a tutti gli effetti. Questo perché, pur essendo una normale adolescente, una cosiddetta teenager, mi reputo molto più matura di molti miei coetanei.
Vi chiederete perché mi sento matura o forse, semplicemente, mi avete classificata come una ragazzina esaltata che pensa di sapere già tutto della vita. In realtà, forse, un po' diversa dagli altri ragazzi lo sono: è da circa 8 mesi che non entro in una discoteca, di sabato sera  resto a casa e vado a letto circa alle 23.00, anche se una o due volte al mese vado al cinema o a fare l'aperitivo, esco pochissimo anche di pomeriggio, ho la patente ma la uso a malapena, non per paura, ma per mancanza di tempo, non ho partecipato alla gita scolastica fatta dalle mie compagne lo scorso anno. La mia vita però non è sempre stata così.
Ho sempre amato ballare, andare in discoteca, bere drink, aspettavo tutta settimana il sabato per poter passare tutta la sera fuori, passavo ore a sistemarmi i capelli e a perfezionare il trucco per essere perfetta di fronte agli altri, uscivo tutti i pomeriggi con le amiche e anche molte sere in settimana anche se c'era scuola, ho sempre avuto almeno due insufficenze scolastiche e non me ne curavo molto di recuperarle perché non davo a ciò molta importanza.
Già, la mia vita è cambiata drasticamente. Ma oggi sono felicissima rispetto ad allora, non mi manca niente dalla vita e ho tutto ciò che potrei desiderare.  Vi chiederete cosa è stata ad aver cambiato compleamente la mia vita..
Semplicemente mi è capitata la cosa più bella che potesse capitare ad una donna, la cosa che un po' tutte le donne infondo al loro cuore cercano e sperano un giorno le capiti. Mi è capitato uno dei misteri più belli e inspiegabili, quello della vita. Sono diventata mamma di una bambina stupenda: si chiama Giulia ed è nata il 29 gennaio 2010 alle 17.18 e 36 secondi! Si, esatto, io sono una mamma teenager!
Sabato è stato il primo compleanno della mia bimba e voglio dedicarle questo mio pensiero:





















E' da un anno che la mia cucciola è entrata nella mia vita. Per la prima volta i nostri occhi si sono incontrati. Con questi piccoli gesti lei ha dato un senso a tutto.. mi ha fatto capire qual'è la strada che devo percorrere.. insieme. Grazie Giuli ti amo sopra ogni cosa.

Scrivendo su questo blog voglio raccontare l'esperienza più bella della mia vita, e pian piano ho intenzione di farlo. Adesso c'è la mia cucciola che mi cerca, devo scappare..
Bye Bye